LMD - Appunti

Anti-teoria della classe disagiata

La teoria della lotta di riconoscimento è debolissima perché è fondata sulla concezione del desiderio come mancanza. In realtà sia il soggetto che la comunità sono plasmati di volta in volta dai concatenamenti in cui essi si trovano inseriti. Il bisogno di riconoscimento è sempre storicizzato e orchestrato, ha sempre una sua temporalità e una sua forma predeterminata. Non esistono società dove non ci sia una qualche forma di riconoscimento (onore, rispetto, reputazione o status) ma il macchinario del riconoscimento si innesta e innesca dall'esterno. Non c'è niente di innato e universale.

Esempio: l'industria della vanity press è fondata sul bisogno narcisistico sentito dallo scrittore di colmare il gap tra la sua condizione e la sua immagine idealizzata (lo scarto tra ciò che è e ciò che vorrebbe essere). Ma il soggetto-scrittore e la comunità-editoriale come si sono formate? Non sono le contingenze storiche e il sistema economico ad aver plasmato il sogno di pubblicare un romanzo, di essere riconosciuti da una conunità come scrittori?

Ventura rovescia la piramide di Maslow ma rimane imbrigliato in un'idea di riconoscimento come bisogno fondamentale da ottenere a tutti i costi. Non vede il macchinario, l'orchestrazione, il modo in cui l'illusione del bisogno-mancanza viene innescata. Attacca Deleuze e Guattari ripetendo i soliti luoghi comuni filo-hegeliani sulla teoria delle macchine desideranti come snodo centrale dello sviluppo della società dei consumi. Peccato perché è proprio una rilettura anti-edipica e anti-dialettica del disagio generazionale a svelarne i presupposti illusori latenti.

Ciò che causa infelicità e malessere non è tanto il fatto di non riuscire a realizzarsi, ma il credere nella finzione del bisogno di doversi realizzare a tutti i costi, cioè di ottenere riconoscimento in ambito professionale (ma non solo). Nessuno ha veramente bisogno di titoli o carriere, di un pubblico nutrito, di essere seguito o ammirato dalle masse. Si avverte questo bisogno perché non si vede cosa lo ha generato.

L'importante è che la volontà di potenza (intesa come atto di creazione) trovi un modo per fluire, che si inneschi un divenire, che si capisca che concepire il desiderio come bisogno-mancanza vuol dire in ultima analisi infliggersi l'esistenza.

Decostruzione del maschio alpha e della teoria redpill

L'usanza di attribuire un rango ai maschi di una specie utilizzando le lettere dell'alfabeto greco è molto recente, e si è diffusa nell'immaginario comune a partire dalla fine anni '70 grazie ad alcuni studi di etologia (non a caso, il periodo coincide più o meno con l'ascesa dell'ideologia neo-liberale). In particolare lo studio sui lupi di David Mech e quello sugli scimpanzé di Frans de Waal.

Oggi sono proprio gli stessi autori citati a mettere in dubbio la naturalità di questi assunti.

In questo video è proprio lo stesso Mech a mettere in dubbio la naturalità dell'assetto gerarchico (alpha/beta), spiegando che non ha niente di naturale, ma si stabilisce quando il gruppo è soggetto a pressioni esterne (artificiali).

Le scienze biologiche sono piene di precetti ideologici, e hanno spesso funzionato da apparato concettuale di difesa dei rapporti di classe vigenti.

https://www.youtube.com/watch?v=tNtFgdwTsb

Lo stesso Darwin, nonostante fosse di venute socialiste (e un oppositore del darwinismo sociale), nella sua opera proietta (forse senza rendersene conto) sulla natura le dinamiche del capitalismo e del patriarcato.

Ad esempio ne “L'origine dell'uomo e la selezione sessuale” scrive che il fatto che le invenzioni più importanti della Storia siano opera di uomini (maschi) è dovuto alle loro caratteristiche fisiche (naturalizzazione del patriarcato).

Anche il vedere la natura come competizione tra gli individui (survival of the fittest) o la preistoria come competizione tra villaggi (o membri di villaggi) è una proiezione del libero mercato, che non trova particolare riscontro negli studi sui matriarcati (il matriarcato pare sia l'assetto sociale originale, dove non esistono proprietà privata, guerre, competizione...).

La teoria Redpill (LMS) è solo una proiezione sui rapporti della teoria neoclassica dei consumi (la teoria liberista che si studia nei corsi di microeconomia).

Parte da preconcetti fallati: razionalità degli agenti economici, assenza di asimmetrie informative, teologismo sessuale (il sesso in natura sarebbe finalizzato solo alla riproduzione, quindi le femmine scelgono gli alpha per garantire la salute della specie), binarismo naturale (maschio/femmina).

I discorsi dei redpillati mostrano la loro natura reazionaria quando condannano il Sessantotto come evento capovolgente, che avrebbe messo fine alla cosidetta “società tradizionale”, dando potere alle donne e creando una disparità di mercato.

In realtà la “società tradizionale” non è mai esistita se non come costruzione recente. La figura del Padre non è esistita per milioni di anni, perché non si conosceva la funzione dello sperma e non si poteva associare il sesso alla riproduzione.

La persona che ottiene rispetto e ammirazione perché ha successo con le donne è un prodotto del liberalismo, più che della mentalità patriarcale. Nelle culture patriarcali pre-moderne la donna è vista come totem, trofeo, ci sono disparità (il sesso ha sempre una valenza significante, mai fine a se stessa), ma manca il binarismo successo/fallimento associato ai rapporti (la vita come attività imprenditoriale, scopo tanto perché ci so fare, me lo merito).

Come il liberalismo produce l'uomo di successo (Don Giovanni, Casanova, Playboy, Donnaiolo, rimandano tutti a opere moderne), produce anche il suo complemento: lo sfigato.

Il rancore, la misoginia e la depressione dei redpillati non nascono dal fatto di non riuscire a scopare (volgarizzazione delle teorie freudiane), ma dal rimanere intrappolati nel binarismo colpa/merito individuale (esasperato dall'ideologia liberale).

E colpa mia –> depressione Colpa delle donne –> risentimento

Non arrivano mai a mettere in dubbio l'idea che valga la pena esistere se non per scopare con qualcuno, l'idea che l'uomo sia al mondo solo per esaurire la funzione di riprodursi, la presunta naturalità del mercato degli accoppiamenti, che un_ possa trovare soddisfazione in altre cose oltre al sesso (rigorosamente etero) e che non siano solo un ripiego, perché non si interrogano sull'origine di questi discorsi, sulla loro temporalità, ma li credono universali.

In realtà l'idea che il sesso sia il bisogno più importante da soddisfare, che qualsiasi altra attività sia una sublimazione della pulsione sessuale si è innestata prima grazie a Schopenhauer, poi a Freud che ripropone i suoi discorsi in forma medicalizzata/metodologica, e poi ha fatto breccia nell'immaginario comune in una molteplicità di modi.

Una volta non si dava tutta questa importanza al fare o non fare sesso. La sofferenza incel può esistere solo all'interno di questi discorsi.

Lo stadio di sviluppo delle forze produttive

In questa conferenza del 2017 Domenico Losurdo difendeva Marx e Engels dalle critiche di Latouche e liquidava la decrescita come ideologia reazionaria, cercando analogie con autori passati (Feuerbach, Schiller) che auspicavano un ritorno alla natura (in seguito a delusioni dovute a processi rivoluzionari terminati in modo inatteso):

https://invidious.copyriot.xyz/watch?v=J3YhV3dMh2o

Ma oggi ha ancora senso parlare di pieno sviluppo delle forze produttive?

Questo video sul canale di Bernardo Cumbo parla di un'azienda che usa stampanti 3D per produrre case low-cost fatte di fango e paglia:

https://invidious.copyriot.xyz/watch?v=AjgUaUltD0Q

Allo stadio attuale il progresso tecnologico permetterebbe già di togliere dalla miseria tutte le persone del mondo fornendo una casa, energia pulita, dando la possibilità di vivere in modo ecologico e senza dover vendere (alienare) la propria forza-lavoro.

Le motivazioni per cui questo non si sta realizzando sembrano più di tipo politico: una minoranza di ultra-miliardari continua a promuovere modelli insostenibili per non perdere i propri privilegi, la maggioranza della popolazione inconsapevole/indifferente in merito alla propria condizione di classe e a quella dell'ambiente (proprio perché ha introiettato i suddetti modelli), la mancanza di una forza politica di sinistra in grado di concretizzare un progetto di trasformazione sociale...

Sembra più che ad essere confutata sia stata quella visione messianica del progresso che vedeva il socialismo come punto di approdo storico fisiologico, poiché il capitalismo ad un certo punto sarebbe collassato sulle proprie contraddizioni. Finora il capitalismo ha sempre mostrato di sapersi riconfigurare e riadattare ai cambiamenti storici.

Meta-critica dell'individuo atomizzato

Il modello dell'individuo atomizzato non è una base di partenza adatta a descrivere le dinamiche del consumismo. Il consumo di merci non é mai stato un fatto individuale, ma ha sempre avuto una dimensione simbolica e sociale.

Robinson Crusoe oggi non sarebbe un buon consumatore, poiché, vivendo isolato, non sentirebbe il bisogno di comprare cose inutili atte a simboleggiare uno status o uno stile di vita.

Le cosidette “robinsonate dell'economia borghese” servono ad occultare i rapporti di forza, a rimuovere la Storia. Non hanno mai avuto la pretesa di spiegare come funziona veramente il mercato.

Non si riesce a spiegare perché le persone facciano la fila per un iPhone, ma non per uno Huawei, limitandosi alle caratteristiche tecniche o estetiche.

Non esiste una prassi neoclassica del consumo associata alla relativa teoria.

Chi progetta un centro commerciale (o un e-commerce come Amazon) non segue la teoria paretiana delle curve di indifferenza, ma gli studi di psicologia del consumatore. Sa benissimo che il consumatore é mosso e influenzato da forze inconsce, che non ha mai informazioni complete su prezzi e alternative.

Soprattutto: chi vende le cose oggi ha già assorbito la teoria della lotta di riconoscimento. Di più: é in grado di creare e orchestrare il bisogno di essere riconosciuti, amati, accettati, il bisogno dell'Altro, che non ha niente di innato e universale, perché ciò presuporrebbe una mancaza originaria da colmare.

Nessuno userebbe (lavorerebbe gratis per) i social, nessuno si aggregherebbe in agglomerati urbani invivibili (lasciando deserte le colline e le campagne) se non avvertisse il bisogno di socializzare, di sentirsi parte di un gruppo.

Il modo in cui i social commerciali centellinano il rilascio della dopamina (come premio per aver creato contenuti) é il modo in cui creano la mancanza nell'abbondanza, in cui orchestrano la dipendenza dell'Io dall'Altro.

(come faccia Zizek a dire che Deleuze sia il filosofo del tardo capitalismo rimane un mistero...)

Quei “pensatori” che oggi muovono una critica al consumismo da una prospettiva conservatrice (esempi italiani: Preve, Fusaro, Recalcati...) usano il modello robinsoniano come espediente di critica per difendere istituzioni reazionarie (famiglia, stato, identità di genere).

Non può esistere un piano globale per atomizzare le persone. Si incepperebbe il capitalismo.

Sulla rivolta delle macchine

Nel saggio Mutazione e Cyberpunk (Franco Berardi, 1992) c'è un paragrafo intitolato “La coscienza e l'automa”, dove viene esclusa la possibilità che una macchina possa acquisire coscienza di sé, poiché essa non ha una dimensione temporale, vive nel presente, non ha una percezione del proprio decadimento, della morte, della propria decomposizione, non ha bisogno di un senso, una direzione.

Bifo critica il riduzionismo cognitivista e riprende un discorso di Levy che distingue ricordo e recupero dell'informazione (un file salvato su disco non è un ricordo, non c'è un'analogia).

Nel 2023 si sente ancora parlare di rivolta delle macchine, di AI che acquisiscono coscienza di sé e si ribellano. Mai nessuno che si interroghi sui presupposti fallaci di questa narrazione, mai un'analisi critica, sempre e solo slogan vuoti e rimandi ad immaginari distopici che non si verificano mai.

Il primo Terminator veniva dal 2029 nel 1983. Ci avviciniamo temporalmente e continua a non succedere niente.

Dormite tranquilli.

Sborra e capitalismo

Concezione della fecondazione come gara tra spermatozoi => proiezione sulla sborra dell'idea liberista della vita come competizione tra individui => scienze biologiche come apparato di difesa delle ideologie dominanti mediante naturalizzazione di pattern culturali

Immanenza e masturbazione

C'é tutta una serie di modi di masturbarsi che implica una qualche forma di trascendenza o di sacrificio.

Il pattern cristiano della masturbazione consiste nel concepire l'attività sessuale come inscritta in un percorso lineare di fatica in vista di una meta da raggiungere. Si svaluta il presente in vista di una redenzione futura. L'orgasmo come proiezione del paradiso. L'orgasmo come liberazione. L'orgasmo come premio per la sofferenza-fatica. L'orgasmo come fine. Come quando si contraggono i muscoli delle gambe per venire più in fretta.

Poi c'é tutta una forma di alienazione del desiderio nell'immagine, dove l'immagine organizza il desiderio. Per esempio nei video porno o nei fumetti hentai. La struttura narrativa classica parlato-preliminari-penetrazione-orgasmo é il modo in cui chi produce un contenuto (autore) imbriglia e disciplina il desiderio del fruitore: questa parte serve per farti eccitare, é previsto che tu venga tra questa e quest'altra parte, questa inquadratura la metto qui apposta...

Anche l'immaginazione (mischiata o meno all'immagine) é una forma di trascendenza, un proiettarsi in un altrove, nel pensare al corpo della persona conosciuta o meno.

Ecco, a queste forme di trascendenza si può opporre un modo immanente di concepire la masturbazione.

Per immanenza si intende il radicarsi nel presente, il liberarsi dall'idea della meta da raggiungere, della fatica in vista di un obiettivo, dell'altrove, dell'associazione sesso-visualizzazione, dell'orgasmo come fine-delimitatore del da-qui-inizia-il-dopo.

Con i plug anali funziona molto bene. Il corpo diventa una carta di intensità, data dalla variazione delle sensazioni di bruciore-risucchio-resistenza, a seconda del diametro e del collo del plug. Uso celibe della macchina-ano. Il plug come interruzione ludica. L'orgasmo non é più un fine, ma un accidente, che può arrivare anche più volte o non arrivare affatto perché viene messo in secondo piano, rispetto all'intensità del presente. Il godimento anarchico, senza meta o immagine. Magari creare una dinamica con i plug, evitando di inserirli in modo progressivo (ricreando così una linearità). Non contrarre i muscoli, ma lasciar fare e concentrarsi sulle sensazioni immanenti.

Una sessione di questo tipo dura ore e lascia un senso di soddisfazione e appagamento che va avanti per giorni.