TikTok e la critica sociale

TikTok è stato concepito per la pubblicazione di contenuti frivoli. Qualche divulgatore però prova ad usarlo per parlare di filosofia o per dare spunti di critica sociale. Il problema di fondo è che la forma dell'espressione tradisce la sostanza del contenuto.

Prendiamo questo video:

https://vm.tiktok.com/ZNdPGqdok/

Si intitola Nietzsche in 60 secondi.

E' ovvio che tentare di sintetizzare il pensiero di un autore in 60 secondi non potrà che portare a semplificazioni grossolane, banalizzazioni e fraintendimenti, depotenziandolo e annichilendolo fino a farne un motivo da organetto. Il montaggio ritmato sacrifica ulteriormente il contenuto in favore della continua stimolazione visiva. Ma se facciamo parlare il video attraverso il suo contenuto latente (o se ci spostiamo sul piano dell'espressione) e intendiamo il video stesso come manifestazione del nichilismo contemporaneo, ecco che, paradossalmente, in 60 secondi, riusciamo a comprendere Nietzsche in modo efficace.

Su TikTok c'è una forma di censura preventiva che trascende la rimozione di contenuti o lo shadow-ban. Impostando il vincolo della durata del video ad un massimo di 10 minuti, impostando la fruizione dei video su una timeline scrollabile in cui ogni creator lotta costantemente per attirare e mantenere l'attenzione degli utenti, e riducendo infine i commenti ad uno spazio angusto, TikTok disinnesca a priori qualsiasi possibilità di un dibattito articolato. E' una gara a chi strilla più forte. Non è il posto adatto per argomentare in modo esaustivo.

Paradossalmente traspare più umanità dai balletti, dalle parodie, dagli sfoghi personali, dai vlog, dalle registrazioni dei Compro Oro. Sono contenuti che non hanno pretese e trasmettono indirettamente uno spaccato lucido del mondo in cui viviamo. Danno spunti di riflessione molto più interessanti rispetto ai video divulgativi, che a quelle condizioni espressive finiscono per risultare involontariamente comici e caricaturali.